Un team affiatato può ottenere risultati incredibili, ma per raggiungere quel livello è necessario che ogni membro si senta parte integrante della squadra
Nella mia carriera ho lavorato con gente di ogni tipo: grandi professionisti, esperti di ogni genere e ho guidato molti team composti da persone straordinarie. Proprio in virtù di questa mia esperienza sono riuscito, nel corso del tempo, a farmi un’idea precisa di come funzionino le dinamiche interne di un gruppo di lavoro e il modo migliore per ottenere il massimo con i miei collaboratori. Sì, collaboratori e non dipendenti: proprio questa sottile differenza è alla base del mio modo di pormi con quelli con cui lavoro.
Collaborare, non obbedire
Quando si pensa al concetto di catena di comando uno dei primi esempi che vengono alla mente è certamente quello militare: in quel contesto gli ordini partono da un’autorità superiore e inappellabile, in questo caso il generale, e vengono eseguiti dai suoi soldati subordinati senza discutere o fare domande. Si tratta certo di un sistema “efficiente” a suo modo, ma che difficilmente riesce a produrre risultati al di sopra delle aspettative.
Questo avviene perché, in un clima simile, non c’è spazio né per l’interpretazione né per il dissenso: il potere è nelle mani di un singolo e tutti coloro che gli stanno sotto vengono addestrati accuratamente a non mettere mai in discussione ciò che dice. Posso già dirvi, per esperienza diretta, che se qualcuno decidesse di traslare nel mondo del lavoro questo “macchinario organizzativo“ otterrebbe ben poco, per quanto a taluni potrebbe sembrare una buona idea.
Imporsi sui proprio dipendenti, qualunque sia la situazione, è il modo migliore per essere certi di bloccare qualsiasi iniziativa positiva: nella mia carriera di business angel ho visto molte imprese rovinate proprio da questo tipo di condotta. Come si può infatti pretendere che qualcuno si impegni nel proprio compito quando non gli viene data la possibilità di esprimersi, di dimostrare le sue doti? In sostanza, facendo così, ciò che si va a fare è tracciare un percorso lungo cui tutti sono costretti a muoversi ma che, una volta finito, non presenta nessuna alternativa percorribile.
Una diversa team leadership
In termini di risorse umane per un leader sono proprio l’iniziativa e la creatività i fattori più importanti da considerare, quelli in grado di trasformare un risultato positivo in uno eccezionale. Elementi come le competenze e l’esperienza vengono valutati ancor prima di inserire qualcuno in un team o in un qualsiasi altro tipo di organico, ma intraprendenza e ingegno possono essere valutate e coltivate solo sul campo. È su questo punto dunque che un vero leader deve lavorare, per tirare fuori il meglio che gli altri hanno da offrire… ma come?
Semplice: creando un’alleanza invece di una gerarchia. Dato che quello che si vuole stimolare è proprio il fattore umano è attraverso cose come la comprensione e l’empatia che si può arrivare a creare un rapporto basato su fiducia e rispetto, dove il singolo non è più obbligato a far parte della struttura da un’autorità esterna ma vuole spontaneamente divenire parte di un piano più grande. Qui sta tutta la differenza tra la vera leadership e la presunta tale: un vero leader non ha bisogno di dare ordini, gli basta chiedere gentilmente perché i suoi collaboratori si mettano in moto e diano il meglio nell’eseguire le sue istruzioni.
Per questo, a quelli di voi che si trovano in una posizione di comando o vogliono mettere insieme un team, dico: lasciate perdere le gerarchie rigide. Quando si vuole costruire un’azienda, un progetto o un’attività tutte le persone coinvolte sono sulla stessa barca, nessuno escluso, e solo la vera collaborazione può garantire il successo.