Fare impresa durante la pandemia COVID-19 può risultare difficile per gli imprenditori, che tutti i giorni si trovano ad affrontare nuove sfide.
L’anno 2020 è stato un anno difficile per tutti, ma è un dato di fatto che in particolare il Coronavirus abbia avuto un profondo impatto su molte aziende, in alcuni casi devastante. Eppure bisogna ricordare la frase secondo la quale la necessità è la madre dell’invenzione, pertanto la crisi causata dall’epidemia di COVID-19 potrebbe portare anche ad esiti incoraggianti.
In particolare, il lockdown ha particolarmente velocizzato il ritmo dell’innovazione sul modo di concepire il lavoro e ha costretto le aziende ad utilizzare al meglio le risorse. Questo periodo ha specialmente messo in luce come la crisi possa essere un’opportunità di evolvere e cambiare, spingendo al massimo la capacità di adattamento degli imprenditori.
Non vengono modificati gli obiettivi, ma gli strumenti da utilizzare per rispondere alle rinnovate necessità dei clienti e per restare in linea con un mercato che è radicalmente diverso da qualche mese fa.
Cosa può fare quindi un’impresa per restare a galla in seguito alla crisi COVID-19?
Un primo passo può senza dubbio essere quello di affermare maggiormente il proprio ecommerce. Infatti, durante il lockdown, le aziende che erano già presenti online sono riuscite a continuare a fornire prodotti e servizi e in alcuni casi persino ad aumentare i propri fatturati.
Per questo, proprio in un’ottica secondo la quale le transazioni digitalizzate diventeranno la normalità, le aziende si trovano proiettate direttamente in un nuovo scenario che prevede un’intensa attività online. Allo stesso modo, gli imprenditori dovranno potenziare il lavoro in smart working.
In particolare l’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano ha messo in evidenza come, durante il lockdown, oltre sei milioni e mezzo di italiani hanno lavorato in smart working e a fine dell’emergenza COVID si prevede che più di cinque milioni non tornerà più indietro.
Infatti il lavoro da remoto è entrato di prepotenza nella quotidianità degli italiani ed è destinato a rimanerci. L’emergenza COVID ha evidenziato anche la fragilità tecnologica delle imprese, anche quelle più grandi. Il 69% di queste, ad esempio, ha dovuto aumentare la disponibilità di pc portatili e altri strumenti hardware. Il 38% ha dato ai lavoratori la possibilità di utilizzare i dispositivi personali.
Tre quarti delle amministrazioni pubbliche, poi, hanno incoraggiato i dipendenti a usare dispositivi personali a causa delle limitazioni di spesa e dell’arretratezza tecnologia. Il 43% non ha integrato la dotazione personale dei dipendenti.
Come dice Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working, “Ora è necessario ripensare il lavoro per non disperdere l’esperienza di questi mesi e per passare al vero e proprio smart working che deve prevedere maggiore flessibilità e autonomia nella scelta di luogo e orario di lavoro, elementi fondamentali a spingere una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.
Un altro punto importante può essere quello della diversificazione: in un contesto continuamente in divenire, le imprese dovrebbero allargare i propri orizzonti, cercando di prevenire un possibile cambiamento delle richieste del mercato, avvicinandosi maggiormente alle nuove necessità del cliente e del consumatore.
Infine, più che questi aspetti, l’imprenditore deve tenere presente che in questo periodo di grande crisi, ci si può focalizzare su quello che si ha perso, oppure su quanto si potrebbe guadagnare, in ottica di creare una nuova realtà di impresa, più resistente e prestante.