L’università deve fronteggiare una crisi come mai prima d’ora e per uscirne deve rafforzare i propri legami col mondo del lavoro.
Non è possibile continuare come abbiamo fatto finora, siamo arrivati ad un momento storico di svolta che riguarda ogni aspetto della nostra società: politica, economia, costume ed istruzione.
Con un’epidemia alle spalle e una possibile seconda ondata nell’immediato futuro, l’unica certezza è quella di dover strutturare dei piani per la ripresa che tengano conto di questo fatto.
In ambito economico e politico, non si parla d’altro che di crisi dal mese di marzo e, per quanto riguarda l’istruzione e in particolare l’università non ci sono ancora punti fissi.
Siamo arrivati fino a tempi recenti quando, sotto ad un nuovo impulso, abbiamo ricevuto l’annuncio del piano Colao.
Questo documento, contenente 102 iniziative per il rilancio del paese tra il 2020 e il 2022, abbraccia tutti i settori dividendoli in sei macrocategorie: Impresa e Lavoro, Infrastrutture e Ambiente, Turismo e Beni Culturali, Individui e Famiglie, Pubblica Amministrazione e naturalmente Istruzione e Ricerca.
Tra le proposte presentate sotto questa dicitura ci sono alcuni spunti molto interessanti, come la spinta alla formazione su nuove competenze e la creazione di un’istruzione terziaria professionalizzante.
Per Vittorio Colao, ex manager Vodafone, la visione dell’università è diversa. Essa è improntata sull’inserimento dei laureati nel mondo “vero del lavoro”.
Questa concezione è ben lontana da quella puramente accademica che è da sempre l’anima degli atenei italiani.
Università: un problema tutto italiano
In Italia, unico caso fra i paesi europei, la mancanza di un canale di formazione terziaria professionalizzante è una delle principali cause della bassa percentuale di laureati nel nostro paese.
Molti ragazzi provenienti da istituti tecnici e professionali non trovano infatti dei corsi pensati per proiettarli nel mondo del lavoro come vorrebbero, finendo quindi a doversi adattare o a restare esclusi.
Io stesso mi sono formato al di fuori del sistema scolastico. Ho seguito corsi a pagamento e, facendo esperienza diretta.
Avrei sicuramente apprezzato la possibilità di seguire corsi di laurea “professionalizzanti” a quell’età, senza dover seguire strade più lunghe.
Anche i nuovi fondi previsti per potenziare la ricerca e il rafforzamento dei rapporti fra atenei e imprese sono a mio avviso delle ottime iniziative che potranno davvero aiutare la ripresa del Paese.
In sostanza, futuro dell’università appare ancora incerto. Non è ancora chiaro quanto sarà effettivamente fatto per migliorare il sistema d’istruzione terziario dopo la crisi.
Ci sono molte idee valide nel piano Colao e, spero, che molte di queste vengano realizzate per il bene dell’economia e degli studenti.